L'uomo nella bolla: il ritorno

tonnopensiero


M.R.9.X.2014

Non dobbiamo dimenticare che l'anima umana
(per quanto creata a parte,
la nostra filosofia la presenta come ente)
è inseparabile
nella sua nascita e nel suo sviluppo
dall'universo nel quale è nata.

TEILHARD DE CHARDIN

Dateci dèi. Oh, dateceli!
Dateci dèi.
Siamo stufi d'uomini
e di potenza motrice.

DAVID H. LAWRENCE

Già mi sorprenderebbe il semplice fatto che tu legga questo scritto. Ma non sarebbe la prima volta che gli eventi mi sorprendono. Gli ulti­mi anni sono stati per me una successione di eventi improbabili, cia­scuno più straordinario e, a quanto pare, inevitabile del precedente. Scrivo infatti per condividere con altri questi ricordi. Forse non pro­prio per condividerli (lo so, è molto poco probabile che qualcuno tro­vi i miei scritti) ma soltanto per mettere sulla carta la serie di eventi, in modo da darle nella mia mente forma compiuta.
"Come so ciò che penso, finché non vedo ciò che dico?" scrisse uno scrittore pre-Egira. Per l'appunto. Devo vedere quegli eventi, per sape­re che cosa pensarne. Devo vedere gli eventi mutati in inchiostro, le emozioni mutate in pagina stampata, per credere che siano davvero accaduti e che mi abbiano toccato.
Se leggi questo scritto per la stessa ragione per cui io lo scrivo... per ricavare dal caos degli ultimi anni una sorta di schema, per imporre una parvenza d'ordine alla serie d'eventi in fondo casuale che ha rego­lato la nostra vita negli ultimi decenni standard... allora forse, tutto sommato, lo leggi per la giusta ragione.
Da dove iniziare? Da una sentenza di morte, forse. Ma quella di chi? La mia, o di lei? E, se la mia, quale delle mie? Ho varie morti fra cui scegliere. Ma forse quest'ultima, la mia morte definitiva, è la scelta appropriata. Iniziare dalla fine.
Scrivo questi fogli mentre mi trovo, come il gatto di Schròdinger, in una scatola che gira in orbita alta intorno a un pianeta in quarantena, Armaghast. La scatola non è affatto una scatola, ma un ovoide dalle pareti lisce, solo sei metri per tre: fino al termine della mia vita, sarà tutto il mio mondo. L'interno è in pratica una cella spartana che com­prende la scatola nera per riciclare l'aria e i rifiuti, la cuccetta, il sintetizzatore di cibo, uno stretto ripiano che mi fa da tavolo da pranzo e da scrittoio, e infine il water, il lavandino e la doccia, posti dietro un tramezzo di fibroplastica per ragioni di decenza che mi sfuggono: qui nessuno verrà mai a farmi visita. La riservatezza mi pare una vuota battuta umoristica.
Ho una tavoletta di scrittura e uno stilo. Terminata una pagina, ne faccio una stampa su micropergamena ottenuta dal riciclatore. Du­rante ogni giornata, l'unico cambiamento visibile nel mio ambiente è il lento accumulo di pagine sottili come un'ostia.
La fiala di gas venefico non è visibile. Si trova nel guscio statico-dinamico dell'ovoide ed è collegata all'apparecchio per filtrare l'aria, in modo tale che un tentativo di manomissione provocherebbe la fuoruscita di cianuro; e analogo risultato si avrebbe, se si tentasse di forzare il guscio stesso della mia cella. Nell'energia solidificata del guscio so­no fusi anche il rivelatore di radiazioni, il suo timer e l'isotopo. Non so mai quando il timer casuale attiva il rivelatore. Né so mai quando lo stesso timer casuale apre la schermatura di piombo del minuscolo isotopo. Non so mai quando l'isotopo emette una particella.
Ma saprò quando il rivelatore sarà già attivo nell'istante in cui l'isotopo emette una particella. Dovrei sentire l'odore di mandorle amare, in quel secondo, o paio di secondi, prima che il gas mi uccida.
Mi auguro che non duri più d'un paio di secondi.
Tecnicamente, secondo l'antico paradosso della fisica quantistica, al momento non sono né morto né vivo. Sono nell'indeterminazione di onde di probabilità parzialmente sovrapposte, come il gatto dell'esperimento filosofico di Schrödinger. Poiché il guscio della sca­tola è poco più che energia solidificata pronta a esplodere alla minima intrusione, mai nessuno vi guarderà dentro per scoprire se sono morto o se sono ancora vivo. Teoricamente, nessuno è responsabile diretto della mia esecuzione, poiché le immutabili leggi della meccanica quan­tistica mi perdonano o mi condannano da ogni microsecondo a quello successivo. Non ci sono osservatori.
Ma io sono un osservatore! Io aspetto, con qualcosa di più del fred­do distacco d'un osservatore, questo particolare collasso delle onde di probabilità. Nell'istante in cui inizierà il sibilo del cianuro, ma prima che il gas mi arrivi ai polmoni, al cuore, al cervello, io saprò in quale modo l'universo ha scelto di riordinarsi. Almeno, lo saprò per quanto riguarda me. Cosa che, a pensarci be­ne, è l'unico aspetto della determinazione dell'universo al quale la maggior parte di noi è interessata.
Nel frattempo, mangio e dormo e produco rifiuti e respiro e seguo l'intero rito quotidiano di ciò che si può in definitiva dimenticare. Ec­co l'ironia: in questo preciso momento, io vivo... se "vivere" è la pa­rola esatta... solo per ricordare. E per scrivere di ciò che ricordo.
Se leggi questo scritto, quasi certamente lo leggi per la ragione sba­gliata. Ma, come tanto spesso accade nella vita, la ragione per fare una cosa non ha importanza. Rimane l'azione compiuta. Alla fin fine, contano solo due fatti immutabili: io ho scritto queste pagine e tu le leggi.
Dan Simmons, Endymion


Reagire o non reagire? Questo il problema... Siamo arrivati al fatidico "punto del vaffanculo", altrimenti conosciuto con la fatidica goccia che non sta nel vaso.

Ho deciso che devo mandare un bel po' di vaffanculo, per posta prioritaria e con ben specificato il mittente!

Ma si, che lo sappiano! Sapranno che sono tornato nella bolla, diranno che me la tiro, diranno che non mi faccio sentire, diranno quel che diranno visto che di fiato ancora ne hanno tanto.

Non mi piace, non mi piace proprio! Questo finto buonismo, quest'altruismo da quattro soldi: non me ne faccio nulla, anzi ne faccio volentieri a meno.

Quell'altro poi... Chiede pure dei favori!

Con che coraggio! Ma che ti sei bevuto? Anzi, fumato sarebbe meglio dire... Ti meravigli? Ti meravigli?? Ti meravigli che ti dico no??? CREPA!

Andatevene un po' tutti a fare in culo!

Andate a fare in culo!



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